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LO SPORT È SALUTE… PER POCHI?
21/10/2020

La gente ha paura e molti non frequentano piscine, palestre e centri sportivi. La preoccupazione dei vertici nazionali è di derogare alle giuste limitazioni anti Covid a beneficio di trasporto pubblico, treni e aerei o, nota di “merito”, degli stadi per incrementare il pubblico. Deroghe non previste, salvo interventi delle Regioni, per ambiti dove la Salute viene protetta e rafforzata attraverso l’esercizio fisico, ben guidato da professionisti e organizzazioni preparate ed osservanti le regole. 

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Lo sport istituzionale si arrovella su romanocentriche questioni di taglio partitico, dichiarazioni mediatico-muscolari dei vertici, contese su mandati e logore frizioni ideologiche, iper dilatando i tempi di una legge che scontenterà tutti. Intanto società sportive, gestionali e imprese sono messe a durissima prova: tante hanno già chiuso e molte non supereranno la crisi planetaria. Un tracollo annunciato, il Covid ha solo potenziato un malessere preesistente, con responsabilità anche fra addetti ai lavori.

I più taciuti

Le nostre negligenze però non giustificano lentezze, interventi incerti e confusi in soccorso del sistema sport, privo pure di un sostegno educativo rivolto alla popolazione: i grandi ambienti che distinguono le piscine (e diverse palestre o palazzetti), i sistemi e volumi di aerazione doppi per efficienza e portata di quelli di centri commerciali frequentatissimi, l’acqua delle vasche che, con il cloro, annienta il Covid, e il rigore nell’osservanza di regole igienico-sanitarie che le scuole nemmeno lontanamente avvicinano, dovrebbero essere punti ben chiari ad istituzioni, organi di controllo e, soprattutto, popolazione.

I meno che condannano

Sembra che la cosa non interessi, in primis agli operatori sportivi che agiscono isolati e in ordine sparso. Alle realtà periferiche e della Capitale, meno avvezze a giochi di potere e vero cuore del sistema sportivo, basterebbe fare leva sulle certezze che rassicurino i timorati dello sport come veicolo di contagio. Proseguirà invece, inesorabile, la moria di centri e società sportive incapaci di ineludibili cambiamenti, il primo dei quali è quello di non cercare sponde rappresentative che, di fatto, nessuno esprime. Una ragione in più per ricordarci che la vera coesione non è per pochi, ma deve essere rappresentativamente di tutti.