La gente ha paura e molti non frequentano piscine, palestre e centri sportivi. La preoccupazione dei vertici nazionali è di derogare alle giuste limitazioni anti Covid a beneficio di trasporto pubblico, treni e aerei o, nota di “merito”, degli stadi per incrementare il pubblico. Deroghe non previste, salvo interventi delle Regioni, per ambiti dove la Salute viene protetta e rafforzata attraverso l’esercizio fisico, ben guidato da professionisti e organizzazioni preparate ed osservanti le regole.
Lo sport istituzionale si arrovella su romanocentriche questioni di taglio partitico, dichiarazioni mediatico-muscolari dei vertici, contese su mandati e logore frizioni ideologiche, iper dilatando i tempi di una legge che scontenterà tutti. Intanto società sportive, gestionali e imprese sono messe a durissima prova: tante hanno già chiuso e molte non supereranno la crisi planetaria. Un tracollo annunciato, il Covid ha solo potenziato un malessere preesistente, con responsabilità anche fra addetti ai lavori.
Le nostre negligenze però non giustificano lentezze, interventi incerti e confusi in soccorso del sistema sport, privo pure di un sostegno educativo rivolto alla popolazione: i grandi ambienti che distinguono le piscine (e diverse palestre o palazzetti), i sistemi e volumi di aerazione doppi per efficienza e portata di quelli di centri commerciali frequentatissimi, l’acqua delle vasche che, con il cloro, annienta il Covid, e il rigore nell’osservanza di regole igienico-sanitarie che le scuole nemmeno lontanamente avvicinano, dovrebbero essere punti ben chiari ad istituzioni, organi di controllo e, soprattutto, popolazione.
Sembra che la cosa non interessi, in primis agli operatori sportivi che agiscono isolati e in ordine sparso. Alle realtà periferiche e della Capitale, meno avvezze a giochi di potere e vero cuore del sistema sportivo, basterebbe fare leva sulle certezze che rassicurino i timorati dello sport come veicolo di contagio. Proseguirà invece, inesorabile, la moria di centri e società sportive incapaci di ineludibili cambiamenti, il primo dei quali è quello di non cercare sponde rappresentative che, di fatto, nessuno esprime. Una ragione in più per ricordarci che la vera coesione non è per pochi, ma deve essere rappresentativamente di tutti.